Dal primo settembre dovrebbero cambiare le regole che disciplinano lo Smart Working, gestito dall’inizio della pandemia con un regime semplificato. Salvo eventuali proroghe, infatti, tecnicamente il 31 agosto decade la possibilità per le imprese private di decidere arbitrariamente come organizzare il lavoro agile.
Il grande cambiamento nell’ambito dello Smart Working a settembre riguarda l’obbligo di sottoscrivere un accordo individuale tra datore e lavoratore, che torna a essere valido come previsto dalla Legge n. 81 del 22 maggio 2017 sul lavoro agile. Negli ultimi anni, la disciplina ha dovuto rapportarsi con una realtà che è si è mutata, perciò si è adatta alle nuove esigenze. Il 7 dicembre 2021 è stato così firmato il Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile, il documento fissa il quadro aggiornato di riferimento dello svolgimento del lavoro agile all’interno del settore privato.
Per quanto riguarda la flessibilità del tempo il Protocollo prevede che, ferme restando le previsioni di legge e di contratto collettivo, la giornata lavorativa svolta in modalità agile si caratterizza per l’assenza di un preciso orario di lavoro e per l’autonomia nello svolgimento della prestazione nell’ambito degli obiettivi prefissati, nonché nel rispetto dell’organizzazione delle attività assegnate dal responsabile a garanzia dell’operatività dell’azienda e dell’interconnessione tra le varie funzioni aziendali. Così come per quanto riguarda il luogo di lavoro il lavoratore è libero di individuare il luogo ove svolgere la prestazione in modalità agile purché lo stesso abbia caratteristiche tali da consentire la regolare esecuzione della prestazione, in condizioni di sicurezza e riservatezza. E fatti salvi diversi accordi, il datore di lavoro, di norma, fornisce la strumentazione tecnologica e informatica necessaria allo svolgimento della prestazione lavorativa in modalità agile.
la speranza per chi crede nelle potenzialità di sostenibilità economica, sociale e ambientale del lavoro da remoto è che, con l’accantonamento della procedura semplificata per lo Smart Working, a settembre non si registri un nuovo dirompente calo della sua diffusione. Considerando che in Europa tutti i Paesi stanno registrando una crescita continua della diffusione del lavoro agile, in Italia dal 2019 al 2020 la percentuale degli occupati che lavorano almeno la metà delle ore da casa è salita dal 3,6% al 12,2%, per scendere poi all’8,3% nel 2021. Questa tendenza negativa ha portato il Belpaese in fondo alla classifica europea per adozione dello Smart Working. Ad oggi, infatti, solo un terzo dei lavoratori che potrebbero essere abilitati al lavoro a distanza sfruttano questa modalità: 2,9 milioni lavoratori utilizzano lo Smart Working in Italia almeno un giorno a settimana, su un potenziale di 8 milioni.