Dopo il crollo di parte del ghiacciaio avvenuto domenica 3 luglio nella Marmolada nella zona di Punta Rocca, piombando su decine di escursionisti che erano in cordata, anche il maltempo ha complicato le ricerche sul versante della montagna. Al momento, le vittime sono 7, tutte venete. I feriti sono 8 (2 in ospedale in gravi condizioni), mentre i dispersi sarebbero 13. Tra questi, diversi stranieri: anche le targhe delle auto rimaste nel parcheggio confermano la presenza di escursionisti dall’estero: Repubblica ceca, Austria, Germania. I soccorritori sembrano arrendersi all’evidenza: “È quasi impossibile che i dispersi siano ancora vivi. Anche solo identificarli…”. Per le ricerche si utilizzano i droni, perché la zona è ancora a rischio, anche dopo un piccolo crollo avvenuto ieri. I soccorritori sul campo non possono scavare a mani nude. “Il materiale crollato, un misto di polvere, ghiaccio, roccia, si è consolidato e quindi così non si può fare nulla”, ha spiegato Maurizio Dellantonio, presidente del Soccorso alpino e speleologico. Utilizzato anche un elicottero della Guardia di finanza, con un sistema che rintraccia il segnale dei telefonini accesi, anche sotto diversi strati di neve.
Causa principale del crollo del ghiaccio e detriti, per gli esperti è quasi sicuramente, l’ondata di calore che va avanti da settimane. “Frequento la Marmolada dagli anni Settanta, e non l’ho mai vista in condizioni così disastrose, a causa del caldo. Mai mi era successo di salire il ghiacciaio in maniche corte”, “Ogni tanto c’era qualche piccolo distacco. Salendo abbiamo notato dei crepacci aperti. Alla sera, tornando a casa, ci siamo detti che effettivamente avevamo vissuto una situazione rischiosa”, ha raccontato ieri Alberigo Cocco, che fa parte della stessa sezione del Cai di cui faceva parte Bari.
Fonte: Coriere della sera, Il gazzettino