Il 9 febbraio 2016 il Presidente della Corte Costituzionale ha disposto il rinvio al 19 gennaio 2022, della camera di consiglio deputata ad esaminare l’ammissibilità del referendum sulle norme che disciplinano la materia delle trivellazioni per l’estrazione ed il versamento di idrocarburi.
Secondo il Decreto Sblocca Italia (DL 133/2014 divenuto Legge 164/2014) infatti aveva previsto che tutte le norme poste a tutela di paesaggio ed ambiente potessero essere derogate laddove fosse necessario al fine di consentire la realizzazione di opere di stoccaggio e trivellazione.
In ogni caso la centralizzazione delle decisioni finisse col privare le comunità locali di ogni legittimazione ad esprimersi in materia, in violazione invece delle leggi europee che impongono la trasparenza e la partecipazione del pubblico nelle scelte che incidono sul rispettivo territorio.
10 assemblee elettive regionali hanno richiesto un referendum popolare da sottoporre alla consultazione democratica. Referendum accolto dalla Corte di Cassazione il 26 novembre 2015.
La Corte di Cassazione con sentenza n. 2234 del 2022 chiarisce la natura dei versamenti accidentali di petrolio dispersi nell’ambiente (provenienti da serbatoi, acque di processo etc).
Lo scopo di tale sentenza è quella di eliminare l’interpretazione delle leggi in relazione alla tutela ambientale con relativi obblighi legali in caso di versamenti di sostante inquinanti nell’ambiente.
Ogni tipo di sostanza residua dovrà essere gestita e lavorata in modo tale da non arrecare danno all’ambiente, in conformità con le leggi in vigore.
Dopo il referendum e con la nuova sentenza della Corte di Cassazione non si potrà più rimuover in nessun modo il divieto di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia dalla costa. Inoltre vi è l’obbligo per il Ministero dello Sviluppo economico di chiudere definitivamente i procedimenti in corso finalizzati al rilascio di permessi e concessioni.
Fonte: IlPianetaTerra.it