Tutela del lavoratore: quando e come non va rispettata
Parliamo spesso di sicurezza sul lavoro che è il nostro obiettivo principale, insieme alla conoscenza e all’informazione riguardo le modalità per uno svolgimento sicuro e consapevole del proprio lavoro. È altrettanto fondamentale però la tutela del lavoratore, il rispetto del singolo soggetto che compie un lavoro per ricevere una retribuzione.
Il lavoro in nero è, purtroppo, il tarlo della nostra società: da nord a sud senza troppe difformità. La crisi derivante dalla pandemia covid-19 poi, ha reso la necessità del lavoro un vero e proprio appiglio per tutte quelle aziende che cercano da sempre una escamotage per approfittare di chi ha vero bisogno di lavorare.
Il primato delle aziende approfittatrici spetta alle imprese agricole che sottopagando i propri dipendenti approfittano della necessità di guadagnare per vivere.
Che siano olive, pistacchi, carciofi, uva o pomodoro poco importa, ci sono donne e uomini che vengono sfruttati e sottopagati al limite dell’umiliazione.
Spesso per far “quadrare i conti”, anche nonostante un contratto regolarmente firmato, vengono dichiarati meno giorni di lavoro di quelli effettivamente svolti perché il prezzo della giornata lavorativa è nettamente al disotto dei contratti collettivi nazionali, ore di lavoro straordinario non pagate e differenze di pigione tra uomini e donne.
Per il settore agricolo i braccianti sono una parte fondamentale della catena produttiva che permette al prodotto finito e lavorato di completare il suo percorso sugli scaffali dei supermercati di tutta Italia e non solo, eppure per le imprese agricole tale lavoro non risulta essere considerato abbastanza importante, né tantomeno rispettoso.
Forse basterebbero più controlli per evitare che ci si possa approfittare della necessità altrui per il proprio beneficio, evitando così lavoratori in nero, braccianti sottopagati e umiliati, nonostante il rispetto della legge debba, teoricamente, essere alla base di ogni cittadino.
Fonte: IlFattoQuotidiano.it