Incidenti sul lavoro: una strage senza fine
Una settimana terribile, quella trascorsa, in cui si sono registrate più di quindici vittime del lavoro: quindici operai che hanno perso la vita mentre svolgevano il proprio lavoro.
Ne abbiamo già parlato abbondantemente, ma ci sono sempre nuove vittime, una situazione al limite del paradosso, perdere la vita mentre si svolge il proprio dovere.
Questa volta parliamo di altre due vittime:
Un uomo di 56 anni, è precipitato il 30 settembre, intorno alle ore 14:00, a Borzano di Albinea, a Reggio Emilia. L’uomo è caduto da un’altezza di circa 10 metri all’interno di un cantiere relativo alla sistemazione del tetto di un’abitazione.
Sul posto sono intervenuti gli operatori sanitari del 118 nel tentativo di rianimare l’uomo: tentativi che sono risultati vani.
Era un lavoro di ordinaria manutenzione, nulla di estremo, ma alla vicenda indagano i carabinieri e il medico del lavoro di Reggio. Difatti secondo le norme previste di nostri regolamenti, l’uomo sarebbe dovuto essere provvisto di imbracatura tale da non mettere a repentaglio la propria incolumità.
Un’altra vittima è un agricoltore di 60 anni che lavorava in un campo di nocciole a Roddi, in provincia di Cuneo. L’uomo si è ribaltato con il trattore.
L’innumerevole quantità di morti sul lavoro avvenuta la scorsa settimana ha portato il Presidente del Consiglio a considerare un intervento legislativo che preveda pene più severe per chi viola le misure di sicurezza.
In aggiornamento all’articolo sulla morte dei due operai all’interno dei laboratori dell’Humanitas di Milano, sono stati iscritti nei registri degli indagati quattro persone con l’accusa di omicidio colposo. Resta attualmente in corso l’ipotesi che i due operai fossero scesi nel locale dei serbatoi senza protezioni adeguate. Si deduce che, in base alla posizione delle vittime, un operaio stava eseguendo il lavoro, mentre il secondo soggetto sia subentrato successivamente nel disperato tentativo di salvare il collega.